PICCOLO COLEOTTERO DELL’ALVEARE, UN NEMICO PER LA NOSTRA APICOLTURA.
Aethina Tumida é piccolo coleottero originario dell’Africa meridionale che provoca enormi danni all’apicoltura ovunque sia arrivato. Trattasi di uno scarabeo che inizialmente è di colore giallastro e cambia cromia diventando successivamente marrone e infine in nero. Ha una lunghezza di 6 mm per 2,4 e vive massimo sei mesi. Questo nuovo parassita dell’alveare rischia di colpire anche il nostro patrimonio apistico.
Il ciclo vitale
Le larve sono di color crema, facilmente confondibili con le larve della cera.
Si differenziano da queste per la presenza di tre paia di zampe nella parte anteriore. Il ciclo riproduttivo richiede di media otto settimane e, in un anno, di media si possono avere due generazioni. Il coleottero adulto penetra dell’alveare attraverso la porticina di accesso o le fessure dell’arnia per nutrirsi di polline e di covata.
Le femmine depongono centinaia di uova in ammassi irregolari all’interno dell’alveare. Ogni femmina può deporre dalle 50 alle 60 uova. Sono in apparenza simili a quelle delle api, ma più piccole di circa un terzo. Il periodo di incubazione va da due o sei giorni (a seconda delle condizioni climatiche ambientali).
Le larve di color crema, lunghe circa 10 mm, potrebbero essere confuse con quelle della tarma della cera, ma si differenziano per avere nella parte anteriore tre paia di zampe. La durata dello stato larvale va dai 10 ai 16 giorni. In questo periodo provoca enormi danni all’alveare, scavando gallerie tra le cellette dei favi per nutrirsi di polline, miele e uova delle api. Al termine del loro sviluppo, escono dall’arnia e si lasciano cadere all’esterno per compiere la loro metamorfosi nel terreno circostante ad una profondità variabile dai 5 ai 60 cm . Lo stadio di ninfa dura circa 60 giorni. I piccoli coleotteri, usciti dal terreno, sono attratti dall’odore dell’alveare e lo raggiungono in volo solo al calare della sera.
La diagnosi
Rimuovere il coprifavo e riporlo rovesciato sul sostegno delle api. Appoggiare quindi il melario nel coprifavo e lasciarlo lì per circa un minuto: il parassita, che rifugge la luce, cercherà di spostarsi sul fondo; alzare il melario ed osservare con prontezza la superficie interna del coprifavo per scoprire l’eventuale presenza del coleottero.
In caso di assenza dei parassiti, continuare l’ispezione nel nido, rimovendo tutti i favi di covata per scoprire sulla superficie la presenza di parassiti o di forme larvali nel fondo delle celle disopercolate. Esaminare poi il fondo dell’arnia, dove il coleottero tende a rifugiarsi per fuggire la luce.
Eventuali parassiti o forme larvale, al fine di una verifica di laboratorio, devono essere presi e introdotti in un contenitore e farli pervenire o all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana, sede di Roma o all’Istituto di Zoologia Agraria di Roma o ai Servizi Veterinari competenti per territorio.
La lotta contro Aethia Tumida
Esistono diverse strategie per condurre la lotta contro Aethina Tumida.
Lotta chimica tramite l’impiego di :
- paradiclorobenzene (PDB): per fumigazione dei favi immagazzinati vuoti;
- varechina di uso domestico: per eliminare dalle arnie le forme adulte, le forme larvali e per ripulire i favi infestati;
- esaclorobenzene (BHC); per disinfestare il terreno intorno alle arnie dalle forme larvali e dalle pupe di Aethina. L’irrigazione del terreno deve essere ripetuta nel tempo e deve essere effettuata per un raggio di circa 180 cm attorno a ciascuna arnia;
- coumaphos: viene impiegato all’interno dell’alveare, assorbendolo su due strisce di cellulosa, inserite nello spessore di un cartone, poggiato sul fondo dell’arnia. I parassiti per fuggire dalla luce o dalla aggressione delle api, si rifugiano nel cartone rimanendo uccisi dal pesticida.
La lotta chimica però comporta seri rischi. Oltre che ad essere di breve efficacia, tali sostanze possono avere conseguenze molto gravi per chi le manipola, per le api, per l’ambiente e per il consumatore.
Lotta con l’uso di sostanze naturali :
- feromoni: già utilizzati con successo per il controllo di altri coleotteri. Le ricerche sono incoraggianti, ma è necessario aspettare per avere risultati definitivi sulla loro efficacia;
- estratti di origine naturale (timolo, mentolo, eucaliptolo e canfora) già usati per combattere la varroasi. A dosaggi più elevati possono essere efficaci nell’uccidere le larve e le uova di Aethina;
- acidi organici (es. acido formico): sembrano in grado di provocare la mortalità del coleottero.
La lotta con appropriate tecniche apistiche, Nella consapevolezza di non poterla eliminare completamente sono in corso esperimenti pratici per limitare la presenza di Aethina Tumida Tra questi da citare :
l’allontanamento dagli apiari di tutti i residui di miele, cera e altri residui organici;- rispettare scrupolosamente le norme igieniche e la pulizia durante la smielatura;- effettuare la smielatura subito dopo la raccolta dei melari; – somministrare alle api nutrimenti che le api riescano ad esaurire in fretta;- non avere in apiario famiglie deboli o malate;- inserire nell’arnia prodotti che attraggono gli scarabei come l’aceto di sidro, olio di vaselina, miele, sostanze alcoliche, birra, glicole etilenico;- evitare di posizionare gli alveari in terreni umidi, vicino a zone coltivate;- distribuire sostanze che possano modificare il PH del terreno circostante gli alveari per aumentare la mortalità delle larve che vanno ad impuparsi.
La Comunità Europea già dal 2003 è intervenuta con due regolamenti per prevenire ed imporre controlli più accurati nello scambio internazionale di api e di api regine. Le autorità sanitarie sono continuamente in allarme e, finora nel Lazio, non si sono state riscontrate presenze del parassita. Ciò non toglie che occorre essere vigili e pronti a segnalare ogni minimo accenno di presenza del coleottero Aethina Tumida.