Il fenomeno è stato riscontrato dal corpo forestale in diverse zone della provincia, Api malate e settore in ginocchio. Il settore dell’apicoltura è in crisi e così molti imprenditori lasciano un’attività che negli ultimi anni ha subito gravi danni a causa della diffusione di pesticidi, epidemie, variazioni climatiche e concorrenza dei paesi stranieri.
Succede così che in bassa Val di Susa e nell’Eporediese si riscontri un preoccupante fenomeno di abbandoni di interi apiari che, invece di essere smantellati correttamente, vengono abbandonati su terreni agricoli o addirittura in mezzo ai boschi. Per contro ci sono nuovi apicoltori che cercano di “farsi spazio”, ma per limitare i costi non rispettano le procedure previste dalla legge. Il corpo forestale dello Stato ha messo in atto nei giorni scorsi una serie di controlli a tappeto in tutta la provincia, individuando i siti dove venivano abbandonati telai e arnie e sanzionando i rispettivi proprietari.
Un apicoltore di Borgofranco, in particolare, è stato anche segnalato all’Asl di Chivasso che dovrà verificare se l’interruzione dell’attività sia da collegare a qualche patologia che in passato ha colpito l’alveare.
Il primo blitz è scattato a Chianocco, dove gli agenti del comando di Bussoleno hanno accertato l’abbandono di numerose arnie, cassette porta sciami in polistirolo, melari e telaini in località Grange. Tutto il materiale era stato rovesciato su un terreno agricolo in prossimità di un bosco, creando di fatto una discarica abusiva.
Gli investigatori sono riusciti a risalire al proprietario, un ex apicoltore residente a Chianocco che, dopo qualche iniziale ritrosia, ha ammesso di avere sospeso l’attività da diversi anni e ha riconosciuto gli addebiti. L’uomo è stato multato per abbandono indiscriminato di rifiuti. Una situazione praticamente identica si è registrata anche a Borgofranco d’Ivrea, dove imprenditore agricolo residente a Pont Saint Martin aveva lasciato in stato di completo abbandono circa 200 arnie complete di coperture in lamiera. In questo caso gli uomini del comando di Settimo Torinese hanno anche inviato una relazione al Comune e agli ispettori dell’Asl per ulteriori indagini. È probabile infatti che l’allevamento possa essere stato colpito da un’epidemia che abbia costretto l’apicoltore a disfarsi dell’apiario.
Altri interventi sono stati effettuati a Carema e Scarmagno dove alcuni apiari erano invece in piena attività, ma senza aver ottenuto il codice identificativo che garantisce la rintracciabilità del prodotto.